La chiesa di Sant’Antonio, già di San Bartolomeo, è quasi certamente l’edificio di culto più antico di Ripacandida. Collocata nel nucleo originario del borgo, la chiesina era ormai chiusa da decenni in quanto fortemente compromessa sia dal punto di vista strutturale che per il generale stato di abbandono.
I lavori hanno seguito un complesso iter autorizzativo e più fasi lavorative. Dopo un primo intervento di somma urgenza al campanile, si è proceduto alla difficile messa in sicurezza strutturale dell’intero edificio che ha riguardato il totale rifacimento del tetto, il consolidamento delle volte e delle murature, interne ed esterne, il recupero degli ambienti interni. Sono seguite le delicate opere di restauro conservativo, di rifacimento degli intonaci, di collocazione del pavimento in cotto fatto a mano e di restauro degli altarini laterali.
Il ritrovamento di affreschi e l’individuazione di tombe ipogee hanno richiesto, in diversi momenti, la consulenza dei funzionari della Soprintendenza architettonica, storica ed archeologica oltre che una specifica sorveglianza e campagna di indagini archeologiche. Tali fattori hanno reso il cantiere particolarmente interessante dal punto di vista storico, archeologico, architettonico e artistico, tanto da consentire la formulazione di interessanti valutazioni ed ipotesi sulle fasi costruttive della fabbrica edilizia.